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Ci si può chiedere cosa sia lo spirito di un popolo; in coerenza con la definizione cartesiana secondo la quale "Spirito" è sinonimo di "intelletto" o "ragione", la domanda potrebbe essere girata così: "Esiste nel popolo una ragione comune?"
Una risposta potrebbe essere questa: "Può esistere nella valutazione collettiva alcuni valori di natura morale; può però non esistere per una infinità di altri valori o prodotti dell'intelletto che siano oggetto di speculazione collettiva".
Si può avere ragione, ad esempio nell'accettare il principio generale di benevolenza, nell'amore per la patria, nello spirito di fratellanza, etc.; e invece se ne potrà non avere per altri problemi etici (ad esempio nella bioetica e nella socioetica).
Lo Spirito (intelletto o ragione) in altre parole, non è mai ente astratto "per sé", ma è sempre interno a un concetto razionale ben determinato!
E' un pericoloso pregiudizio ritenere che lo spirito (intelletto) sia qualcosa che vada al di là dell'ethos, quasi un denominatore comune di tutte le idee o ragioni dei singoli.
"L'anima universale" quale astrazione di molte cose che riguardano gli uomini: leggi, tradizioni, costumi, usanze, è sempre qualcosa di umanamente riconoscibile, definibile, e qualificabile.
Se ne può dedurre che non esiste uno spirito (intelletto) del popolo astratto in sé, ma soltanto una unione individuale di anime che si riconoscono e che, in alcuni casi e per limitati periodi, possono unirsi a determinare una volontà collettiva.
Lo Spirito (intelletto), alla fine, è sopratutto una manifestazione di volontà.
La definizione di "spirito" rimanda, in breve, alla concezione kantiana di popolo quale aggregato di monadi.
Interpretare lo "spirito" quale ente per sé significa, per conseguenza "logica", definire anche popolo, Stato o istituzione quali enti astratti (e siccome in realtà non lo sono, lo diventano soltanto per la fantasia delle masse).
In questo modo, qualunque sia la determinazione propagandistica del termine "popolo" esso diventa "altro da sé" dal governo; questa, ad esempio, fu la contraddizione che impedì alla "dittatura del proletariato" di affermarsi come continuazione logica della rivoluzione del 1917, e che provocò alla fine - giustamente - il trapasso verso i tempi attuali.
In concreto, quando si dice "spirito di un popolo" occorre sapere sempre di cosa si parla e quali sono i suoi limiti.
Diversa cosa è lo "spirito individuale".
Vorrei fare un discorso sulla Violenza, valutarla nei suoi aspetti più disparati.
Va da sé che il discorso sulla violenza assume una diversa caratteristica oggettiva e soggettiva a seconda che la violenza sia messa in atto dalla classe oppressa oppure dalla classe opprimente.
Per restare nel problema alquanto semplificato, non è possibile mettere sullo stesso piano la violenza del "Colono" e quella del "Colonizzato": la violenza del Colono contro il Colonizzato e la violenza del Colonizzato contro il violento Colono; le "due" violenze sono realtà nettamente da distinguere.
Infatti una realtà è la violenza del Ricco e un'altra realtà è la "violenza" del Povero, quando reagisce contro la radice del potere, quando tenta di riscattarsi dalla sua stessa violenza che si muove anch'essa contro i più deboli, che lo induce a scaricare, spesso il suo fallimento di vita contro gli infimi, riproponendo in eterno la causa del suo stesso fallimento, la sua stessa oppressione.
Certo la violenza del Povero che si vuole sostituire al Ricco, opprimendo coloro che sono più poveri o poveri pari a lui, ha la stessa natura della violenza del Ricco, perché esprime sentimenti di invidia, di sopraffazione, di risentimento, di vendetta.
Questa violenza rafforza la violenza del Ricco e ne diventa anch'essa responsabile.
Questa violenza-vendetta non esprime l'esigenza di un superamento totale e totalizzante del proprio stato di sfruttato e di sfruttatore, in quanto che il "risentimento" non si muove sul piano "gli Ultimi siano i Primi, e i Primi siano gli Ultimi, affinché non vi siano né Primi, né Ultimi".
Però, logica insegna, che altro è la violenza del "Ricco" il quale avrebbe molti mezzi a sua disposizione per agire con bellezza, con magnanimità, con misericordia, con pietà, in armonia col creato tutto quanto, e altro è la violenza del Servo il quale vive in una dimensione di maggior necessità, privo dei mezzi lucenti di razionalità, per cui le sue scelte sono meno libere, meno responsabili, generalmente di quelle del Ricco o di quelle di colui che è né Ricco né Povero, ma liberato dagli opposti antagonismi.
Se la società vuol vivere meglio deve partorire l'Uomo Nuovo, ci vuole un sostanziale mutamento del carattere umano, vale a dire un passaggio di preponderanza, ossia dare maggior forza e importanza alla modalità dell'essere anziché alla modalità dell'avere nella forma più egoistica del termine, al fine di salvarci dalla catastrofe psicologica ed economica per il bene comune.
Bisogna chiedersi se è davvero possibile una trasformazione caratteriale su vasta scala e nel caso sia possibile ci domandiamo, come produrla.
Ecco che ci viene in aiuto anche il Profetismo in larga scala sulla rete, perché più persone prendano atto sul da farsi.
A mio giudizio, il carattere umano, se si vuole far evolvere la componente sociale di massa, può mutare a patto che sussistono le seguenti condizioni.
La Presa di Coscienza che siamo educati ad accettare il dolore - L'amore per la paura.
Il rapporto "ricco - povero"; "servo - padrone" divide tutti, divide soprattutto le coscienze di coloro che hanno interesse alla distruzione di quel rapporto.
La saggezza profetica Biblica esprime bene questa situazione: "In uno Stato di oppressione anche un saggio diviene stolto" (Ecclesiaste 6-7) è soprattutto la paura che piega anche le coscienze più forti...
Ci è stato chiesto: "Vorrei sapere, quanti siete a scrivere sul Profetismo Moderno? Inoltre vorrei chiedervi: è possibile chiarire il concetto sull'amore, visto che ne parlate quasi in ogni articolo?" R. Inizio con dirti che siamo: Uno, nessuno, centomila! Come direbbe il grande Pirandello. Ma parliamo dell'amore adesso, è più…
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L'amore è l'incontro, l'incontro orgasmico, tra la morte e la vita. Se non conosci l'amore, ti lascerai sfuggire il senso della vita. Sei nato, hai vissuto, sei morto... ma hai mancato. Ti sei lasciato sfuggire quello spazio che esiste in mezzo: l'amore!, questo intervallo è la vetta più alta. Ecco…
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